Aggiornamenti sul mercato dei piani 4 marzo 2024

Prospettive e sfide nel mercato europeo dei piani

Perdura l’incertezza nel mercato europeo dei coils connotata da un livello di scambi debole dovuto alla tendenza a posticipare gli approvvigionamenti da parte dei buyers.

Il rallentamento del mercato alimentato dall’insoddisfacente tono della domanda finale ha comportato la contrazione della domanda apparente e la concentrazione degli scambi sui soli ordini back-to-back.

Tutto ciò sta generando un clima di sfiducia e l’aspettativa di un riallineamento dei prezzi nonostante i produttori europei tengano posizioni ferme e concedano solo modesti aggiustamenti alle condizioni di vendita dei coils.

Il portafoglio ordini delle acciaierie europee si sta alleggerendo e conseguentemente anche i tempi di consegna si stanno accorciando. In questa fase tuttavia, le alternative al ricorso alle produzioni europee non sono meritevoli di considerazione da parte dei buyers.

L’interesse per i coils importati è limitato. Si prevede che le quote di salvaguardia per il secondo trimestre siano riempite entro i primi giorni di aprile per il materiale di origine asiatica. Ciò significa che per i quantitativi eccedenti le quote di salvaguardia gli operatori dovranno scegliere tra il pagamento del dazio o il posticipo dello sdoganamento a luglio.

Molti importatori stanno quindi evitando il materiale d’oltremare considerati anche i rischi di potenziali modifiche che potrebbero essere apportate dalla Commissione Europea nel corso del riesame della salvaguardia. Va infatti evidenziato che all’inizio di febbraio, la Commissione europea ha avviato la revisione delle misure di salvaguardia, con l’obiettivo di modificala e di prorogarla per altri due anni, fino alla metà del 2026,

Quindi, nonostante il differenziale di prezzo dei coils di origine asiatica rispetto ai coils di origine europea sia di circa 100 Euro/ton, le importazioni continuano ad essere poco attraenti per gli acquirenti europei. Il peso attribuito ai rischi collaterali dovuti ai lunghi tempi di consegna in un mercato molto volatile in cui incombono anche le incertezze connesse alla proroga delle misure di salvaguardia dell’UE porta ad accantonare le offerte dalle aree extra europee.

Secondo le fonti di mercato le offerte di importazione dall’Asia sarebbero disponibili per la spedizione di aprile e l’arrivo di luglio da paesi come India, Taiwan e Giappone. Sono troppi però gli elementi di incertezza se si considerano anche i rischi geopolitici e i problemi di transito nel Mar Rosso.

 In conclusione, il mercato europeo dei coils è attualmente caratterizzato da un’incertezza persistente, con uno scambio debole dovuto alla tendenza dei compratori a posticipare gli approvvigionamenti.

Le acciaierie europee stanno vedendo alleggerirsi il loro portafoglio ordini, con tempi di consegna in accorciamento. Tuttavia, le alternative al ricorso alle produzioni europee non sono tenute in considerazione dagli operatori stanti gli elementi di incertezza sulle prospettive di mercato.

 

Il futuro dell’industria dell’acciaio di fronte a CBAM

Il Presidente ASSOFERMET ACCIAI Paolo Sangoi intervistato da Simone Cantarini per Euractiv Italia parla del futuro dell’industria dell’acciaio di fronte a CBAM, il Carbon Border Adjustment Mechanism che rappresenta una parte essenziale del pacchetto del programma “Fit for 55” per raggiungere gli obiettivi fissati dal European Green Deal ovvero la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030.

“Quello a cui stiamo assistendo è un processo di desertificazione industriale che è già in corso, se ne sta parlando come rischio per il futuro ma di fatto è già in corso e i motivi sono essenzialmente 4:

a) la politica energetica europea è stata pericolosamente incentrata sui flussi di metano dalla Russia e per nulla è stata incentivante verso il nucleare di nuova generazione

b) l’eccessivo protezionismo – come le misure di salvaguardia sulle importazioni di acciaio imposte dall’UE – che arriva a “penalizzare paradossalmente anche l’importazione di quei prodotti o semiprodotti che non sono fabbricati dalle acciaierie europee, ma che sono invece richiesti dalla manifattura”

c) le politiche fiscali e le eccessive burocrazie di alcuni paesi, tra cui l’Italia, che fungono da deterrente all’arrivo dei capitali esteri e ai nuovi investimenti in generale

d) le sfidanti politiche green che se non adeguatamente pianificate e sostenute dagli attori pubblici “rischiano di gravare pesantemente sul sistema produttivo comunitario al punto da comprometterne la tenuta

Proprio sull’ultimo punto Sangoi si mostra particolarmente attento, sottolineando quanto i sistemi nazionali e sovranazionali debbano coordinarsi e sincronizzare l’applicabilità delle normative green come il CBAM col mercato a monte della filiera che ad oggi non è ancora pronto perché a valle la domanda di acciaio green è ancora estremamente debole.

In questi mesi l’associazione ha in più di un’occasione sottolineato i rischi per il comparto, ricordando che le importazioni in UE di acciaio e alluminio hanno volumi consistenti: solo nel 2022 sono state importate negli Stati Membri oltre 31 milioni di tonnellate di acciaio e più di 10 milioni di tonnellate di alluminio, secondo i dati della Commissione Europea. Assofermet stima che l’applicazione definitiva del CBAM potrà portare a un aumento dei prezzi delle importazioni di acciaio di circa il 15%.

Fra i vari effetti del CBAM rientra anche l’aumento dei costi per la gestione amministrativa del regolamento, che è tutt’altro che indolore. Dopo il primo ottobre ogni azienda è stata costretta a creare un’area al proprio interno che si dedichi a tempo pieno alla gestione della normativa.

Nella seconda fase poi, che prenderà il via il 01.01.2026, le aziende del settore saranno tenute a pagare un corrispettivo sotto forma di tassa misurata sulla quantità di emissioni di CO2 del prodotto che importeranno. Questi maggior costi saranno scaricati per forza di cose sul downstream, quindi sui costruttori finali di beni e qui si apre di nuovo un tema legato alla competitività del sistema industriale europeo.

Infine la normativa interessa le materie prime e i semiprodotti, ma non tutto ciò che viene realizzato con tali materie prime e i semiprodotti. Questo creerà un pericolosissimo effetto distorsivo all’interno della UE.

Sangoi conclude che, pur avendo ricevuto rassicurazioni da parte dei tecnici dell’UE, in assenza di radicali interventi la normativa potrebbe spianare la strada all’importazione di prodotti finiti a discapito dei semiprodotti che saranno colpiti dal Meccanismo. Quindi, sarà “un incentivo” alle aziende a fermare le proprie produzioni e importare prodotti finiti. Questo è un elemento che per noi è ancor più grave e pericoloso di quanto non sia l’impatto economico legato alla tassazione, afferma il presidente di Assofermet Acciai e Amministratore Delegato di SANGOI Group.

Qui l’intervista completa: Il futuro dell’industria dell’acciaio di fronte a CBAM

 

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Editor-in-Chief : Alessandra Sangoi
CEO di SANGOI Group

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