Andamento del mercato dei piani

Le ricadute dell’offensiva russa sull’Ucraina sul mercato dei piani preoccupano gli operatori per le gravi carenze di materiale che dovranno affrontare a partire dai prossimi mesi.

L’impatto del conflitto si sta già avvertendo in relazione alla dinamica dei prezzi dei coils che hanno subito i primi forti aumenti. Dopo alcuni giorni di sospensione delle quotazioni da parte di tutti i produttori europei, ArcelorMittal ha aumentato le sue offerte dai 100 ai 200 Euro alla tonnellata rispetto ai prezzi della settimana precedente.

Si avverte un certo disorientamento del mercato per il complesso quadro che si prospetta.

Indipendentemente dalla durata del conflitto, i problemi tecnici, logistici e umanitari causati dai bombardamenti avranno un impatto prolungato nel tempo.

Il conflitto tra Russia e Ucraina creerà interruzioni nelle forniture di una quantità essenziale di vari prodotti siderurgici. Tutto ciò rimodellerà i flussi commerciali delle principali macro aree geografiche. Per ora è però difficile prevedere l’evoluzione delle dinamiche commerciali a livello mondiale.

Nell’ambito dei piani preoccupa in particolare la carenza prevista di lamiere da treno in quanto la quota di mercato globale della produzione delle fabbriche CIS sfiora il 50%. Le fonti alternative sarebbero il Brasile e l’Iran in caso di revoca delle sanzioni. L’assenza di lamiere da treno dalle aree CIS nei mercati occidentali si rifletterà sull’aumento dei prezzi dei coils a caldo.

Il blocco delle spedizioni dei coils a caldo dai porti settentrionali della Russia, contribuisce a creare un vuoto di approvvigionamento facendo salire i prezzi. Per i coils a caldo si punta a trovare un’alternativa nell’offerta asiatica ma la UE dovrà riconsiderare velocemente le sue assegnazioni di quote dei contingenti di salvaguardia.

Grazie ai legami amichevoli tra Russia e Cina si prevede inoltre che la Cina diventi la destinazione finale dell’acciaio russo non più esportabile verso i paesi occidentali a causa delle sanzioni commerciali.

Va evidenziato che la contrazione dell’offerta di acciaio non sarà l’unico problema con cui fare i conti. Verranno infatti a mancare anche altri componenti nella catena di approvvigionamento dei settori consumatori di acciaio, che a loro volta potrebbero influenzare la domanda di acciaio.

Gli osservatori del mercato hanno sottolineato nei giorni scorsi che l’Europa sarà colpita dall’arresto delle importazioni russe e ucraine di acciaio finito e materie prime, tra cui ghisa e minerale di ferro. La limitata offerta di minerale di ferro potrebbe presto costringere i produttori europei a riorganizzare i turni di produzione nei loro altiforni, limitando così la disponibilità complessiva di prodotti finiti in acciaio nel mercato regionale

Stanno poi emergendo serie preoccupazioni sulla produzione italiana di coils a caldo. Alcuni produttori sono fortemente esposti alle materie prime della CSI e la loro produzione sarà probabilmente gravemente influenzata dalle interruzioni in Ucraina.

 

Le offerte dall’import

Il forte balzo dei prezzi dei coils ha provocato una reazione prudente dei buyers che stanno per ora trattenendo i loro acquisti. Si prevede che ci vorranno almeno alcune settimane per consentire agli operatori di assorbire il netto aumento applicato dai principali produttori europei. Dall’import le disponibilità di materiale offerto per ora sono modeste e provengono da Giappone, Egitto e Corea.

Dalla Turchia non ci sono offerte stabili. I produttori di acciaio turchi mirano ad aumentare l’utilizzo della capacità produttiva per colmare le lacune nell’approvvigionamento di acciaio causate dall’assenza di materiale russo e ucraino. Le acciaierie temono che la guerra in Ucraina causi difficoltà con la fornitura di materie prime necessarie per le proprie produzioni. Per evitare che il loro mercato interno subisca carenze di offerta dovuta al conflitto, i produttori turchi di acciaio stanno cercando di aumentare il più possibile il tasso di utilizzo della capacità produttiva dando priorità al mercato interno. La Turchia punta a ridurre al minimo le incertezze nelle prossime settimane per assicurare la stabilità del settore.

Dal punto di vista dei prezzi si avverte un divario tra i prezzi dei produttori europei e quelli disponibili dall’import. La situazione è comunque in rapida evoluzione.

Si sta inoltre cercando di capire se dalla Cina potrebbero esserci nuove opportunità di acquisto.

I produttori indiani si sono astenuti dalle offerte per l’export. Si prevede che possano riprendere a quotare nei prossimi giorni. Alcuni operatori ritengono che se le offerte indiane subissero eccessivi aumenti l’unica opzione alternativa potrebbe diventare quella cinese. Per ora comunque i produttori indiani non sembrano interessati a offrire all’export, nemmeno ad altri Paesi asiatici come il Vietnam. Sembra quindi che l’India sia in attesa di una maggiore chiarezza sugli sviluppi della guerra ucraina-russa prima di prendere una chiara posizione sul mercato.

Nel complesso quadro commerciale provocato dall’invasione russa dell’Ucraina, l’India è vista come un fornitore alternativo per colmare il vuoto lasciato dal materiale mancante della CSI. Al 1° marzo per l’India risultava un utilizzo di 72.877 tonnellate del contingente totale di 166.028 tonnellate assegnato dall’UE per le importazioni di coils a caldo di origine indiana del trimestre di marzo-giugno. Per il 3^ trimestre è disponibile l’intera quota di 167.872 t.

Alla luce della domanda potenziale da parte dell’Europa e della Turchia a seguito del conflitto russo ucraino si prevede che i produttori indiani puntino alla ricerca di un equilibrio tra aumento dei prezzi e mantenimento della competitività rispetto alla Cina.

 

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Alessandra Sangoi

Alessandra Sangoi
CEO

Andamento mercato dei piani 14 marzo 22

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