Mercato HRC europeo rallentato dalle festività
Negli ultimi giorni di aprile 2025, il mercato europeo dei coils a caldo (HRC) ha mostrato un andamento stagnante, influenzato da una combinazione di fattori stagionali, economici e normativi. Le festività pasquali e i ponti festivi, soprattutto in Germania, Italia e nel resto dell’Europa, hanno ridotto significativamente l’attività commerciale, generando un clima di incertezza tra acquirenti e venditori.
Nel Nord Europa, i produttori hanno mantenuto offerte di coils a caldo a livelli superiori a quelli ritenuti praticabili dai buyers. Conseguentemente i prezzi effettivi di scambio non hanno subito grandi variazioni. La domanda appare ancora debole, e le previsioni indicano che sarà difficile vedere significativi cambiamenti prima della fiera “Made in Steel” (6-8 maggio a Milano), attesa come potenziale punto di svolta per il mercato.
Anche nel Sud Europa, in particolare in Italia, la situazione è stata simile: poche contrattazioni, prezzi generalmente stabili e un’attività di mercato molto contenuta anche a causa delle vacanze. L’interesse per ordini significativi è risultato pertanto scarso.
Il segmento importazioni è rimasto altrettanto fiacco. Sebbene si siano registrati lievi aumenti nei prezzi offerti da fornitori extra-UE, soprattutto a seguito di un rafforzamento del mercato cinese, l’interesse da parte degli acquirenti europei è stato limitato. Si è osservato un incremento dei prezzi delle offerte dall’India e dalla Turchia. Tuttavia, le misure di salvaguardia dell’UE e i dazi antidumping continuano a ostacolare le importazioni da molte origini tradizionali, come Vietnam, Egitto e Giappone. Questo ha reso l’approvvigionamento estero meno attraente, rafforzando la posizione delle acciaierie europee.
Dal punto di vista della domanda, alcune fonti del mercato hanno espresso cauto ottimismo, con segnali di ripresa nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura. Tuttavia, la fiducia generale resta bassa, anche a causa delle tensioni geopolitiche in corso, come il conflitto Russia-Ucraina. Alcuni partecipanti ritengono che l’attuale debolezza della domanda possa esercitare pressione al ribasso sui prezzi, mentre altri vedono possibilità di stabilità o addirittura leggeri aumenti, specie se le importazioni continueranno a essere limitate e gli acquirenti dovranno ricostituire le scorte.
In sintesi, il mercato europeo dell’HRC è oggi in una fase di transizione e incertezza: da un lato, la domanda fiacca e le festività hanno congelato le contrattazioni; dall’altro, le restrizioni sulle importazioni e i segnali di ripresa in alcuni settori potrebbero sostenere i prezzi nel breve termine. Le prossime settimane, in particolare dopo il Made in Steel, saranno cruciali per capire se prevarrà il pessimismo o se il mercato riuscirà a ritrovare slancio.
[Nella foto un’immagine dallo shooting negli stabilimenti SANGOI GROUP.]
Commercio globale in frenata: l’OMC rivede al ribasso le previsioni per il 2025
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ha rivisto significativamente al ribasso le sue previsioni per il commercio mondiale, segnalando un peggioramento del contesto economico globale dovuto all’aumento dei dazi e all’incertezza che grava sulle politiche commerciali internazionali. Secondo il rapporto Global Trade Outlook and Statistics, il volume del commercio mondiale di beni è destinato a contrarsi dello 0,2% nel 2025, per poi registrare una modesta ripresa del 2,5% nel 2026.
Questa revisione riflette un’inversione rispetto alle previsioni ottimistiche formulate all’inizio dell’anno, quando gli economisti dell’OMC anticipavano un’espansione sostenuta dal miglioramento delle condizioni macroeconomiche. Tuttavia, le tensioni commerciali, in particolare tra Stati Uniti e Cina, e il ritorno di politiche protezionistiche hanno stravolto questo scenario.
Uno degli elementi più critici è il possibile ripristino di dazi reciproci tra Stati Uniti e Cina, attualmente sospesi, che potrebbe determinare un calo più marcato fino all’1,5% del volume degli scambi globali nel 2025. L’impatto di queste dinamiche varia sensibilmente tra le regioni: il Nord America dovrebbe sottrarre 1,7 punti percentuali alla crescita del commercio globale, spingendo il dato complessivo in territorio negativo. Al contrario, Asia ed Europa manterranno un contributo positivo, seppure ridimensionato, con l’Asia che contribuirà con soli 0,6 punti percentuali, la metà rispetto alle previsioni precedenti.
Il deterioramento delle relazioni tra Washington e Pechino dovrebbe inoltre innescare una forte riallocazione degli scambi: le esportazioni cinesi potrebbero aumentare tra il 4% e il 9% nelle regioni al di fuori del Nord America, sollevando preoccupazioni tra i mercati terzi per l’aumento della concorrenza. Parallelamente, le importazioni statunitensi dalla Cina sono destinate a calare sensibilmente, aprendo spazi di mercato per nuovi fornitori alternativi.
Sul fronte macroeconomico, l’OMC prevede una crescita del PIL mondiale del 2,2% nel 2025, con una leggera accelerazione al 2,4% nel 2026. Le conseguenze economiche delle modifiche tariffarie saranno particolarmente dure per il Nord America, che potrebbe perdere fino a 1,6 punti di crescita, seguito da Asia (-0,4 punti) e America Latina e Caraibi (-0,2 punti). Più in generale, la crescente incertezza politica potrebbe quasi raddoppiare l’impatto negativo sul PIL globale, ampliando ulteriormente le difficoltà previste nello scenario attuale.
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Editor-in-Chief : Alessandra Sangoi
CEO di SANGOI Group