Aggiornamenti sul mercato dei piani 30 settembre 2024

Prospettive e sfide nel mercato europeo dei coils

Il mercato dei coils di acciaio in Europa sta attraversando una fase di debolezza a causa di una domanda ridotta e di un’offerta eccessiva. Gli acquirenti stanno adottando un atteggiamento attendista in un quadro incerto. Diversi fattori, tra cui il rallentamento in Europa dell’industria automobilistica e meccanica in generale unito all’eccesso di capacità produttiva in Asia, stanno contribuendo al deterioramento del mercato.

Secondo le fonti, i produttori europei stanno affrontando una crisi significativa che li porta a vendere il materiale a prezzi vicini o inferiori ai costi di produzione. La scarsa domanda da parte degli utenti finali, combinata con l’eccesso di offerta, induce i produttori a ridurre i tempi di consegna e a lavorare “caso per caso” per cercare di contenere le perdite. Le misure antidumping e di salvaguardia adottate dall’Unione Europea per limitare le importazioni a basso costo da paesi come Vietnam, Taiwan, Giappone ed Egitto determinano uno scarso interesse per le importazioni.

A livello globale, l’industria siderurgica è in una fase ciclica negativa, la più lunga degli ultimi vent’anni, come osservato durante il Siderweb FORUM tenutosi la scorsa settimana. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che i prezzi abbiano ormai toccato il fondo e che il 2025 potrebbe rappresentare un punto di svolta. Misure di stimolo economico, come quelle recentemente adottate dal governo cinese, potrebbero contribuire a sostenere il mercato, anche se gli effetti si vedranno solo nel medio termine.

Le principali sfide per l’industria dell’acciaio, soprattutto in Europa, riguardano i costi strutturalmente elevati delle materie prime e del lavoro, oltre alla necessità di investimenti per la decarbonizzazione. Le imprese, per sopravvivere, devono puntare sull’innovazione e sull’efficienza dei processi, adattandosi rapidamente alle fluttuazioni della domanda.

Complessivamente, le dinamiche attuali non sono sostenibili e richiedono un rilancio del mercato affinché si possa vedere una ripresa significativa.

[Nella foto un’immagine dallo shooting negli stabilimenti SANGOI GROUP.]

 

Gli sviluppi sul futuro di Acciaierie d’Italia

Acciaierie d’Italia (ADI) è al centro di un processo di vendita che ha suscitato l’interesse di diverse aziende nazionali e internazionali.

Durante i mesi estivi, rappresentanti di aziende nazionali ed estere hanno partecipato a discussioni riguardanti la possibile acquisizione degli stabilimenti ADI a Genova, Novi Ligure e Taranto. Anche Marcegaglia pare abbia mostrato interesse, in particolare per alcuni degli asset.

Altre aziende minori stanno valutando l’acquisizione di alcune parti delle attività di ADI in assenza di un player interessato a rilevare l’intera azienda. La stessa Metinvest secondo quanto riportato da alcuni osservatori è più incline a realizzare il suo progetto di costruire un’acciaieria a Piombino piuttosto che acquisire lo stabilimento di Taranto, che richiede significativi investimenti per la sua modernizzazione e ha una forza lavoro sovradimensionata.

L’obiettivo principale della vendita delle acciaierie di ADI è ridurre rapidamente le emissioni di CO2 e potenziare la produzione di acciaio in Italia. Tuttavia, i commissari straordinari, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, hanno posto l’accento anche sulla necessità di preservare i posti di lavoro durante il processo di cessione. Idealmente, i commissari preferirebbero vendere ADI come un unico blocco, ma sono aperti a considerare la possibilità di vendere singoli asset se le offerte per l’intera azienda non saranno considerate adeguate.

Le discussioni in corso, che coinvolgono attori importanti del settore siderurgico internazionale, dimostrano che ADI è ancora una risorsa di valore nonostante le difficoltà finanziarie e operative. Tuttavia, il futuro della azienda potrebbe dipendere dalla capacità degli acquirenti di affrontare i problemi strutturali legati allo stabilimento di Taranto, che richiede investimenti importanti per rimanere competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale.

 

L’impatto del CBAM e la sua efficacia nel riequilibrare il mercato globale dell’acciaio.

Il CBAM, introdotto dall’Unione Europea nell’ottobre 2023, mira a ridurre le emissioni di carbonio imponendo una tariffa sulle importazioni di prodotti ad alta intensità di emissioni, come l’acciaio. Le aziende che importano questi beni devono acquistare certificati equivalenti alle emissioni prodotte durante la fabbricazione. Questa politica cerca di mettere le aziende europee, che già pagano tasse per il carbonio, sullo stesso piano di quelle extra-UE che non affrontano simili regolamentazioni.

Sebbene il CBAM sia visto come uno strumento per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni e incentivare la decarbonizzazione, alcuni esperti sono scettici sulla sua efficacia nel riequilibrare davvero il mercato globale. Le preoccupazioni riguardano fattori esterni come i sussidi governativi, i costi energetici più bassi in paesi come Cina e Algeria, e la mancanza di regolamentazioni stringenti in molte economie non europee.

L’obiettivo dell’Unione Europea è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma la strada è complessa. Il settore siderurgico rappresenta una delle principali fonti di emissioni di CO2, contribuendo tra il 7% e il 9% delle emissioni globali. L’Europa sta cercando di incentivare la transizione verde, investendo in tecnologie come forni elettrici ad arco e produzione a idrogeno. Tuttavia, la pressione di ridurre le emissioni si scontra con i costi elevati dell’energia e le difficoltà economiche che affliggono l’industria.

Nel mercato europeo si stanno introducendo degli extra per i prodotti siderurgici a basse emissioni di carbonio. Questo modello tiene conto delle emissioni dirette e indirette di CO2 e incoraggia i produttori ad adottare tecnologie più verdi. Tuttavia, alcuni esperti segnalano che la transizione verde potrebbe essere ostacolata dall’eccesso di capacità produttiva globale e dalla mancanza di innovazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Il CBAM è un passo importante verso un mercato più equo e sostenibile ma da solo non basta a risolvere le profonde disuguaglianze globali. La competizione tra paesi con politiche climatiche diverse e i costi energetici variabili continueranno a influenzare la dinamica del settore. La transizione verso una produzione siderurgica a basse emissioni richiede una cooperazione globale e politiche innovative per superare queste sfide strutturali.

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Editor-in-Chief : Alessandra Sangoi
CEO di SANGOI Group

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