Mercato Europeo dei Coils, perdura la tensione sui prezzi.
Il recente andamento del mercato europeo dei coils di acciaio laminati a caldo (HRC) ha mostrato una sostanziale stabilità nei prezzi, nonostante i tentativi delle acciaierie di spingere verso l’alto le offerte. Questo andamento riflette una fase di incertezza e di attesa tra gli operatori del settore, influenzata sia dalle recenti decisioni della Commissione europea in materia di misure di salvaguardia dell’acciaio, sia dalla domanda reale ancora debole.
A livello di prezzi, l’indice giornaliero dei coils HRC nel Nord Europa ha registrato variazioni minime, su base settimanale ma su base mensile la variazione è di circa 30 euro. Alcuni produttori hanno cercato di aumentare le offerte per le consegne di giugno, con rialzi di ulteriori 15 euro per tonnellata. Tuttavia, le transazioni effettive non hanno ancora riflesso questi incrementi, indicando una certa resistenza da parte degli acquirenti.
Le recenti decisioni della Commissione europea hanno avuto un impatto significativo sul mercato. Le misure di salvaguardia annunciate, che entreranno in vigore il 1° aprile, prevedono adeguamenti alle quote di import per prodotto e per Paese di origine così come la modifica dell’accesso ai contingenti tariffari residui per vari prodotti siderurgici. Inoltre, a partire dal 7 aprile, saranno applicati dazi antidumping provvisori sulle importazioni di coils da Egitto, Vietnam e Giappone. Queste misure hanno portato maggiore chiarezza sull’accesso alle importazioni, ma il loro impatto sui prezzi interni si manifesterà gradualmente.
In Italia il mercato dei coils rimane cauto, con acquirenti riluttanti a effettuare ordini su larga scala a causa dell’incertezza generale. Le offerte di Coils a Caldo dall’India, inferiori di circa 50 euro per tonnellata rispetto ai riferimenti europei, risultano tra le più competitive ma nonostante ciò esse non hanno generato transazioni significative.
Nel complesso, il mercato dei coils HRC in Europa si trova in una fase di incertezza. Da un lato, le acciaierie cercano di aumentare i prezzi, sostenute da una possibile riduzione dell’offerta motivata dalla revisione delle misure di salvaguardia e delle interruzioni produttive di alcuni stabilimenti di ArcelorMittal e Salzgitter. Dall’altro, la domanda rimane debole e gli acquirenti attendono ulteriori chiarimenti sugli sviluppi normativi. Nei prossimi giorni, sarà fondamentale monitorare le reazioni del mercato alle nuove misure di salvaguardia e alle eventuali strategie di pricing dei produttori.
[Nella foto un’immagine dallo shooting negli stabilimenti SANGOI GROUP.]
Le preoccupazioni dell’OCSE sull’impatto dei dazi
L’OCSE avverte che l’incertezza geopolitica e politica, unita alla frammentazione degli scambi commerciali, potrebbe ostacolare la crescita economica globale. Le tensioni derivanti dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti stanno offuscando le prospettive economiche, aumentando i costi di produzione e consumo.
Nonostante la resilienza dell’economia globale, l’OCSE prevede un rallentamento della crescita del PIL mondiale, dal 3,2% nel 2024 al 3% nel 2026. Negli Stati Uniti, la crescita del PIL calerà dal 2,2% nel 2025 all’1,6% nel 2026, mentre nell’Eurozona si attesterà all’1% nel 2025. Anche la Cina rallenterà, passando dal 4,8% del 2024 al 4,4% nel 2026. Tuttavia, l’India continuerà a crescere, raggiungendo il 6,6% nel 2026, seguita dall’Indonesia con il 5%. Argentina e Germania, invece, subiranno una contrazione economica.
L’OCSE evidenzia i rischi legati all’escalation delle restrizioni commerciali, che potrebbero ridurre la produzione globale dello 0,3% entro tre anni e far aumentare l’inflazione di 0,4 punti percentuali all’anno. L’incertezza politica e la volatilità dei mercati finanziari potrebbero aggravare ulteriormente il quadro economico, riducendo la spesa di imprese e famiglie.
Per contrastare questo scenario, l’OCSE raccomanda riforme strutturali per migliorare la produttività, favorire l’adozione di nuove tecnologie e stimolare la concorrenza. Inoltre, sottolinea l’importanza di investire nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze, eliminando vincoli normativi che ostacolano investimenti e mobilità del lavoro. L’intelligenza artificiale è vista come un’opportunità chiave per rilanciare la crescita.
I dazi provvisori della UE su Giappone, Egitto e Vietnam
La Commissione europea ha proposto dazi antidumping provvisori sulle importazioni di bobine laminate a caldo (HRC) da Giappone, Egitto e Vietnam, escludendo sorprendentemente l’India. L’indagine è stata avviata dopo una denuncia di Eurofer, che accusava questi paesi di praticare dumping a danno dell’industria siderurgica europea. I dazi provvisori, rivelati il 14 marzo, entreranno in vigore dal 7 aprile, mentre le misure definitive sono attese per ottobre.
Le tariffe più alte colpiranno il Giappone: 32% per JFE Steel e Daido Steel, 33% per Nippon Steel e altre aziende, con un’eccezione per Tokyo Steel (6,9%). Per l’Egitto, il dazio sarà del 15,6% per Ezz Steel e altre società. Il Vietnam vedrà una tariffa del 12,1% per Formosa Ha Tinh Steel, mentre Hoa Phat Dung Quat Steel ne sarà esente. L’India non subirà alcun dazio, suscitando sorpresa nel settore.
Nel 2024, questi quattro paesi hanno esportato 3,9 milioni di tonnellate di HRC nell’UE, pari al 41,2% delle importazioni totali. Le reazioni del mercato sono contrastanti: alcuni temono che dazi e limiti di salvaguardia rendano più rischiosi gli approvvigionamenti dalle aree geografiche colpite dalle nuove misure introdotte mentre altri ritengono che le forniture da quelle stesse aree resteranno competitive, come avviene per gli approvvigionamenti dalla Turchia che sono già assoggettati a dazi ma restano pur sempre competitivi.
Le quote di importazione sono state ulteriormente ridotte: il limite massimo per paese sul contingente tariffario trimestrale è sceso dal 15% al 13%, mentre le assegnazioni per India, Egitto, Vietnam e Giappone sono state tagliate rispettivamente del 24,6% e dell’8,4%.
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Editor-in-Chief : Alessandra Sangoi
CEO di SANGOI Group