Aggiornamento n°7/2025 sul mercato dei piani

I prezzi dei piani si rafforzano all’interno dell’UE

Il mercato europeo dei coils laminati a caldo (HRC) ha registrato un rialzo negli ultimi giorni trainato da diversi fattori, tra cui le nuove tariffe statunitensi ed il rafforzamento delle restrizioni all’importazione imposte dall’UE. L’imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe scatenare una serie di reazioni a catena nel mercato globale dell’acciaio, influenzando l’offerta, i costi di produzione e le dinamiche commerciali, con attese ripercussioni sui prezzi dell’acciaio in Europa.Conseguentemente sebbene la domanda spot rimanga limitata, l’aumento delle offerte dei produttori suggerisce un mercato in progressivo consolidamento.

L’industria siderurgica europea sta cercando di adattarsi alle incertezze derivanti dalle misure commerciali statunitensi, con reazioni contrastanti riguardo al loro reale impatto. Secondo i distributori, sebbene le offerte siano aumentate di circa 10 euro, gli obiettivi di ulteriori incrementi dei prezzi a cui stanno tendendo le acciaierie europee risulterebbero difficili da raggiungere. Tuttavia, la riduzione della capacità produttiva in corso potrebbe portare a un migliore equilibrio tra domanda e offerta nel medio termine.

Un altro fattore che sta influenzando il mercato è la riduzione delle importazioni di acciaio piano, stimata in 5-6 milioni di tonnellate all’anno a seguito delle nuove misure di salvaguardia e dei dazi antidumping. Questa contrazione ha rafforzato la posizione dei produttori europei, con Arcelor Mittal che ha fissato prezzi di riferimento del coil a caldo a 700 euro/t nel Nord Europa e 680 euro/t nei paesi meridionali. Tuttavia, i centri di servizio lamentano bassi margini e una domanda debole nei settori chiave come quello automobilistico ed elettrodomestico.

Le opportunità per le importazioni riguardano in particolare Paesi come Indonesia e Malesia che offrono HRC a prezzi inferiori a quelli europei di oltre 50 Euro/ton, rendendo le loro forniture competitive nonostante i dazi. Anche fornitori indiani e turchi stanno cercando di far leva sul divario di prezzo. Gli acquirenti sono comunque cauti nelle valutazioni delle offerte dall’import considerati i rischi legati alle saturazioni delle quote di salvaguardia ed ai lunghi tempi di consegna.

Parallelamente, il segmento delle bobine zincate a caldo (HDG) ha visto un incremento delle offerte, con ArcelorMittal che ha fissato prezzi fino a 820 euro/t in alcune aree. Le nuove restrizioni all’importazione hanno ridotto l’accesso al materiale estero, costringendo molti acquirenti a rivolgersi ai produttori nazionali. Tuttavia, i buyers restano cauti sull’effettiva sostenibilità di questi aumenti, dati i persistenti segnali di debolezza economica nell’UE.

In conclusione, mentre i produttori europei continuano a spingere per aumenti di prezzo, il mercato si muove in un contesto di incertezza. La ridotta disponibilità di HRC importato sta sostenendo i prezzi interni, ma la domanda resta un punto interrogativo. La sostenibilità di questi livelli dipenderà dalla capacità dell’industria di trasmettere gli aumenti lungo tutta la catena del valore.

[Nella foto un’immagine dallo shooting negli stabilimenti SANGOI GROUP.]

 

L’impatto dei dazi decisi da Donald Trump

Donald Trump ha dato seguito al piano di dazi “reciproci” con provvedimenti che prevedono una tariffa globale del 10%, in vigore dal 5 aprile, e un sistema di dazi differenziati per Paese dal 9 aprile. Inoltre, ha confermato un’imposta del 25% su tutte le importazioni di auto. Il piano esenta l’acciaio, già soggetto alla Section 232, e le merci provenienti da Canada e Messico, sebbene questi ultimi potrebbero affrontare tariffe del 12% su beni non conformi all’accordo USMCA.

Le nuove tariffe mirano a riequilibrare il trattamento riservato all’export statunitense. Tra i Paesi più colpiti, la Cina subirà un dazio del 34%, il Vietnam del 46%, mentre l’Unione Europea dovrà affrontare una tariffa del 20%. Il Regno Unito sarà colpito da un prelievo del 10%, mentre Turchia e Brasile vedranno imposte simili. Trump ha giustificato questa misura con la necessità di contrastare un deficit commerciale considerato una minaccia per la sicurezza nazionale. Il presidente ha evocato l’International Emergency Economic Powers Act del 1977, citando pratiche commerciali scorrette come la manipolazione valutaria e tasse sul valore aggiunto troppo elevate.

La Cina ha reagito con fermezza, dichiarandosi contraria ai dazi e minacciando ritorsioni per difendere i propri interessi. Anche l’Unione Europea si è detta pronta a rispondere, pur aprendo al dialogo. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha avvertito che le decisioni statunitensi potrebbero avere ripercussioni globali e ha promesso contromisure per proteggere le imprese europee, qualora i negoziati non portassero a una soluzione.

Anche l’Italia ha espresso preoccupazione: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito i dazi una scelta sbagliata e ha ribadito l’impegno a cercare un accordo con gli Stati Uniti per evitare una guerra commerciale dannosa per l’Occidente. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato la necessità di un approccio pragmatico, puntando su un dialogo costruttivo per tutelare gli interessi europei e italiani.

Nel frattempo, Confindustria ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Pil italiano, riducendole al +0,6% per il 2025 e al +0,4% per il 2026. L’incertezza economica e l’impatto delle misure protezionistiche pesano sull’economia, con il rischio di un ulteriore rallentamento della crescita. L’escalation dei dazi potrebbe dunque avere conseguenze significative sul commercio internazionale e sulla stabilità economica globale.

 

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Editor-in-Chief : Alessandra Sangoi
CEO di SANGOI Group

Mercato dei piani aprile 2025

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