Andamento del mercato dei piani

Le negoziazioni nel mercato dei piani si sono risvegliate dopo il periodo dei fermi produttivi per le festività natalizie. Secondo le prime impressioni degli operatori, i coils a caldo risentono ancora di uno stato di incertezza sull’andamento dei prezzi dovuto alla pressione di offerte dall’import a condizioni molto concorrenziali. Ciò nonostante l’atteggiamento dei buyers è molto cauto alla luce della revisione del sistema di quote di salvaguardia da parte della Commissione europea avviata a partire dal 10 gennaio i cui esiti sono molto incerti. Tra i principali punti in attesa di chiarimento ci sono i criteri di applicazione dei dazi sui materiali importati nell’ambito delle quote di salvaguardia esaurite.

La situazione di mercato dei coils laminati a freddo e di quelli zincati a caldo evidenzia invece un sentiment di ripresa dei prezzi. La maggior parte delle opportunità di importazione sono già esaurite per il primo trimestre a causa della saturazione dei contingenti di salvaguardia. Le quote indiane sono state pienamente utilizzate, così come le quote di “altri paesi” di oltre 400.000 tonnellate.

Le quote “altri paesi” relative ai coils zincati passivati sono state riempite principalmente con materiale russo e turco. Va però tenuto presente che sia la Turchia che la Russia sono oggetto di indagine per potenziali misure antidumping da parte della Commissione europea. Fonti in Turchia ritengono che le misure provvisorie potrebbero essere istituite entro la fine di marzo fino al 20%. Se questo venisse confermato le nuove importazioni diventeranno praticamente impossibili.

Sulla spinta del complesso quadro di mercato che riguarda i coils zincati, ArcelorMittal ha iniziato ad annunciare un aumento dei prezzi di €30-60/tonnellata sui coils zincati e su quelli laminati a freddo in tutta Europa.

La definizione dei contratti a lungo termine del settore automotive

Sono state finalmente definite le negoziazioni per i contratti dei coil a lungo termine nel settore automotive che si sono trascinate a lungo rispetto agli anni precedenti in cui si chiudevano nei mesi autunnali. Pare che i prezzi definiti siano comunque più elevati dei prezzi spot attuali e che l’entità del rialzo rispetto ai prezzi validi per il 2021 si aggiri attorno ai 500 – 600 €/ton.

Il sentiment del mercato

Si sta in generale rafforzando la fiducia sull’aumento della domanda anche tenuto conto del carico d’ordine dei produttori che sembra comunque arrivare già a fine febbraio.  Molti operatori dichiarano di aspettarsi una domanda e prezzi in decisa risalita a partire dal secondo trimestre.

Le preoccupazioni dei produttori tedeschi sui costi del CBAM

Secondo un recente studio, il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) proposto dalla Commissione europea potrebbe causare costi aggiuntivi fino a 2 miliardi di euro (2,27 miliardi di dollari) per i produttori di acciaio tedeschi.

Lo studio è stato realizzato dall’Istituto economico di Colonia (IW Köln) e commissionato dalla federazione dell’industria siderurgica e metallurgica Wirtschaftsverband Stahl- und Metallverarbeitung (WSM). L’analisi rileva che il CBAM proteggerebbe i produttori di acciaio dalla concorrenza straniera con maggiori oneri di CO2 a un prezzo inferiore di CO2, ma danneggerebbe massicciamente i trasformatori di acciaio a causa dell’aumento dei costi dei materiali in ingresso. Quindi, CBAM potrebbe aumentare il rischio di delocalizzazione dei siti di produzione su territori stranieri, teme WSM.

La federazione afferma di non mettere in discussione la necessità del meccanismo di adeguamento delle frontiere, ma critica la sua limitazione a materiali come acciaio, alluminio e cemento. WSM chiede quindi urgentemente alla Commissione europea di apportare miglioramenti e di includere l’intera catena del valore.

Secondo lo studio, il provvedimento comporterebbe dei costi aggiuntivi che aziende di medie dimensioni avrebbero difficoltà a trasferire sul mercato finale. Poiché molte delle imprese sono forti esportatrici, i costi nazionali per i certificati di CO2 dovrebbero essere rimborsati nel caso dell’esportazione di prodotti finiti, come nel caso dell’acciaio, sostiene WSM (fonte Kallanish).

Il riavvio degli impianti fermi di Acciaierie d’Italia

Acciaierie d’Italia, la joint venture tra ArcelorMittal e Invitalia, sta riavviando gli impianti delle acciaierie di Taranto fermati per ristrutturazione e manutenzione.

Il mese scorso, il produttore di acciaio ha fermato l’altoforno n.4 a causa di un problema tecnico. L’altoforno N.1 è anche inattivo, insieme alle unità di colata continua n.1 e 5.

La batteria di coke n.12 sta riprendendo la produzione, mentre dal 17 gennaio inizieranno i lavori di manutenzione all’altoforno N.1. Nel corso del mese dovrebbe essere riavviato l’altoforno n.4.

I recenti interventi di manutenzione e di aggiornamento hanno comportato spese per 70 milioni di euro (80 milioni di dollari).

Acciaierie d’Italia ha registrato circa 4,4 milioni di tonnellate di produzione nel 2020 e si è posta un obiettivo di produzione di 5 milioni di tonnellate per l’anno trascorso. L’output per il 2021 deve ancora essere annunciato.

L’acciaieria prevede una produzione di 8mt nel 2025 secondo le dichiarazioni del suo management fatte il mese scorso durante un incontro con sindacati e autorità presso il Ministero dello Sviluppo Economico italiano a Roma.

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Alessandra Sangoi

Alessandra Sangoi
CEO

Mercato dei piani 17 gennaio 2022

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