Andamento del mercato dei piani
La settimana scorsa il mercato dei piani non ha evidenziato grosse oscillazioni nei prezzi. Per i coils laminati a caldo la pressione di offerte dall’import a prezzi molto competitivi ha alimentato un clima di incertezza. Gli operatori continuano ad avere un atteggiamento molto prudente rispetto alle opportunità di acquisto dall’estero. Ciò dipende anche dalla mancanza di chiarezza sull’esito della revisione delle misure di salvaguardia che avrà effetto a partire dal 01/07/2022. Conseguentemente, anche l’operatività del primo e del secondo trimestre sono e resteranno condizionati dal clima di incertezza. Molti buyers pertanto, evitano di prendere posizioni importanti sull’import, rispetto ai loro fabbisogni, in questa fase. Questo si sta verificando nonostante un piccolo rimbalzo dei prezzi dei coils a caldo sulla scia degli aumenti annunciati per i coils zincati e laminati a freddo da parte di ArcelorMittal a inizio gennaio.
Per i coils zincati a caldo e per quelli laminati a freddo la situazione è diversa in quanto il mercato prevede una carenza di offerta nei prossimi mesi tenuto conto dell’esaurimento delle quote del primo trimestre per le principali provenienze. Anche l’eventuale accesso alle quote di “altri paesi” per i coils zincati a caldo non sembra possa fare una grande differenza nell’alleviare la limitata disponibilità di offerta. Questa sensazione degli operatori è rafforzata dai dazi antidumping che la Commissione europea è intenzionata ad imporre sull’import di coils zincati a caldo da Turchia e Russia che costituiscono fonti importanti di approvvigionamento per il mercato europeo.
Va evidenziato che non è ancora nota l’entità del dazio. Secondo il parere degli operatori se la Commissione Europea dovesse imporre un dazio superiore al 10% si verificherebbe un forte rallentamento dell’import da Russia e Turchia. Al di sotto del 10% le transazioni potrebbero essere ancora percorribili.
Il capodanno cinese
Nelle dinamiche dei prezzi di questo periodo dell’anno va poi considerato il rallentamento del mercato internazionale dei coils dovuto al fermo produttivo in Cina per le festività del loro capodanno. Ricorrenze che dovrebbero concludersi il prossimo 6 febbraio. Si ritiene infatti che i prezzi cinesi aumenteranno dopo le vacanze di febbraio, con un impatto anche sui prezzi globali.
L’impatto dei costi energetici
È stata espressa forte preoccupazione da parte dei produttori di acciaio europei per i gravosi rincari dei costi di approvvigionamento dell’energia elettrica. L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia sta rallentando l’attività produttiva rendendo necessario anche un prevedibile incremento dei prezzi dei prodotti siderurgici.
Le posizioni di Eurofer sulla revisione delle misure di salvaguardia
La revisione delle misure di salvaguardia da parte della Commissione Europea prevede che in questa fase i vari portatori di interessi si esprimano dando le proprie indicazioni ed i propri suggerimenti.
Alla luce delle grosse difficoltà emerse nel 2021 nella disponibilità di materiale sul mercato europeo risultata insufficiente a soddisfare le necessità del mercato finale di utilizzo, è interessante conoscere il punto di vista di EUROFER, l’associazione dei produttori europei di acciaio.
EUROFER ha predisposto infatti un’analisi indirizzata alla Commissione Europea in cui sostiene che non ci siano mutate circostanze durature che giustifichino un’ulteriore liberalizzazione delle misure o un’espansione del livello dei contingenti tariffari. (..) In particolare, EUROFER sostiene che lo squilibrio tra domanda e offerta derivante da COVID e le sue conseguenze, come l’aumento dei prezzi e la temporanea carenza di offerta, non costituiscono un cambiamento duraturo delle circostanze nel mercato dell’acciaio, che ha già iniziato a tornare alla normalità. Sulla base di ciò EUROFER propone quindi modifiche intese a preservare l’efficacia delle misure, chiedendo alla Commissione, un riesame per addirittura rallentare il ritmo della liberalizzazione dal 3% all’1%. EUROFER suggerisce inoltre di eliminare il meccanismo di trasferimento delle quote residue per evitare un grave pregiudizio da improvvise impennate delle importazioni.
In contrapposizione a queste posizioni, la distribuzione e gli utilizzatori finali ritengono invece che sia necessario un allentamento delle misure di salvaguardia per assicurare il rispetto delle regole di mercato a garanzia della competitività degli utilizzatori finali di acciaio nei loro mercati internazionali.
I progetti industriali di Acciaierie d’Italia nel lungo periodo
Il progetto industriale di riconversione di Acciaierie d’Italia si svilupperà in un orizzonte che va da cinque a dieci anni. Il primo step del piano è collocato tra il 2024 e il 2025 e prevede il passaggio al forno elettrico alimentato dal preridotto. L’obiettivo finale viene collocato in un orizzonte di 10 anni. Un periodo così lungo si rende necessario per le complessità della riconversione all’idrogeno, che costituisce l’obiettivo finale del piano.
Il progetto è ambizioso e richiede investimenti impegnativi che si stimano in 4,7 miliardi di euro.
Per la realizzazione del primo step, è prevista la costituzione della nuova società tra Stato e privati che gestirà l’impianto del preridotto – ma non vi farà parte ArcelorMittal.
Anche il governo, evidenzia che la svolta “verde” richiede tempi più lunghi del previsto.
«Il piano presentato – ha affermato il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti – è realistico ma di non semplice attuazione. Il passaggio all’idrogeno, la gestione e le conseguenze degli aspetti occupazionali hanno bisogno di tempo».
Va detto poi che questa mole di investimenti dovrà misurarsi con una condizione della fabbrica che continua ad essere precaria. Anche quest’anno, infatti, il sito pugliese non produrrà i 5 milioni di tonnellate attese, ma si assesterà intorno ai 4 milioni mentre viene confermato il target di 8 milioni al 2025 con piena occupazione.
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Alessandra Sangoi
CEO