Andamento del mercato dei piani
Si è diffuso un certo ottimismo nel settore dei piani in relazione alla possibilità che la carenza dei semiconduttori possa attenuarsi entro il secondo trimestre del 2022. Se queste previsioni si dimostrassero fondate ci sarebbe una ripresa della domanda dal settore automotive capace di dare slancio al consumo dei piani con possibili riflessi anche sui prezzi.
È ormai noto infatti che il minor assorbimento del consumo di acciaio da parte del settore automotive ha generato una maggiore disponibilità di materiale lungo la filiera. Tutto ciò ha provocato un rallentamento degli scambi con riflessi sull’andamento dei prezzi che hanno subito un ridimensionamento rispetto alle punte massime raggiunte nei mesi estivi.
Secondo molti operatori però il mercato è vicino al minimo e i produttori sono pronti ad aumentare i prezzi. Si osserva poi che mentre alcuni utenti finali hanno già fissato gli acquisti per i fabbisogni di materiale del primo trimestre, molti altri sono ancora in attesa di farlo, sebbene intenzionati a concludere gli acquisti entro la fine dell’anno. Anche questo contribuisce a generare un sentiment positivo sulla ripresa della vivacità degli scambi e dei prezzi.
Con l’avvicinarsi di gennaio si pone la questione di quanto materiale verrà importato in Europa quando le quote dei contingenti verranno ripristinate dopo la saturazione del 4° trimestre. Alcuni affermano che centinaia di migliaia di tonnellate siano già in attesa di sdoganamento e che le quote del 1° trimestre 2022 verranno pertanto presto saturate.
Gli operatori manifestano un po’ di sollievo per l’allentamento delle restrizioni al trasporto interno dei camion. È stata infatti ristabilita la facoltà per le aziende di autotrasporto di utilizzare camion eccezionali ossia camion in grado di portare più rotoli con un unico viaggio
Va sottolineato però che l’allentamento è provvisorio fino alla data del 31/03/2022 per cui, allo stato attuale, il problema è stato solamente posticipato.
Per quanto riguarda l’import, le offerte più competitive provengono in questo momento dall’Asia, oltre a Turchia e India. Queste ultime sono però esposte al forte rischio di dazi di salvaguardia già a partire da gennaio, ciò le rende pertanto poco interessanti.
Le prospettive del settore siderurgico per il 2022
Nel corso di un recente webinar organizzato da Siderweb è stato evidenziato da parte del loro ufficio studi che nel 2021 la richiesta reale di acciaio dovrebbe salire del 7%, mentre quella apparente del 13%. Per il 2022 l’aumento atteso è rispettivamente del 4,4% e del 4,7%.
A livello mondiale, si prevede un incremento della domanda del 4,5% nel 2021 e del 2,2% nel 2022. Ciò dovrebbe avvenire nonostante il rallentamento della Cina (-1% quest’anno). Appaiono buone invece le prospettive per la siderurgia italiana, considerati i programmati investimenti infrastrutturali – della logistica e quelli legati alla transizione ecologica.
Le prospettive economiche in Cina
Gli indicatori dell’attività manifatturiera in Cina nel mese di novembre sono stati molto buoni grazie anche all’attenuazione della carenza di energia subita nei mesi precedenti. Ciò nonostante viene evidenziato che i nuovi ordini sono rimasti in contrazione per quattro mesi consecutivi. Allo stesso modo, i nuovi ordini di esportazione si sono contratti per il settimo mese consecutivo.
Fonti di mercato si aspettano che il rallentamento del consumo interno ed il rallentamento degli investimenti immobiliari continueranno a pesare sulla ripresa dell’industria manifatturiera e sulla domanda di acciaio anche nel 2022.
Alla luce della prospettiva di un rallentamento della domanda interna di acciaio viene ritenuto improbabile che la produzione di acciaio cinese nel 2022 superi il livello nel 2021, anche in assenza di disposizioni governative.
La programmata introduzione del CBAM da parte dell’UE
attuato a partire dal 2023” ha dichiarato il responsabile delle politiche presso la direzione generale della Fiscalità e dell’unione doganale della Commissione europea Pasquale de Micco.
Il CBAM coinvolge i settori ad alta intensità di carbonio con la finalità da parte della Commissione europea di imporre ai produttori di paesi terzi di pagare lo stesso prezzo per il carbonio previsto per i produttori dell’UE al fine di creare condizioni di parità.
La CBAM verrà introdotta gradualmente per consentire alle imprese soggette alla misura di adeguarsi. A partire dal 2023, ci sarà una fase di tre anni in cui si applicheranno delle disposizioni transitorie che prevedono un sistema semplificato con l’obiettivo di ridurre il rischio di impatti dirompenti sui flussi commerciali e di alleggerire l’onere amministrativo per i dichiaranti che importano merci nell’UE. Durante questi tre anni non dovrebbe essere richiesto alcun impegno finanziario. Dal 2026 in poi, il CBAM sarà introdotto gradualmente per essere pienamente applicato dopo il 2036.
“L’unico obiettivo del CBAM è un obiettivo climatico“, ha detto De Micco. “Non è uno strumento di politica commerciale. Non ha nulla a che fare con le misure antidumping, anti-sovvenzioni e di salvaguardia.
L’ambizione climatica europea rischia infatti di aumentare il divario con i Paesi terzi. Questo potrebbe generare delocalizzazione delle emissioni di carbonio sia attraverso la delocalizzazione all’estero di stabilimenti produttivi sia attraverso maggiori importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio.
Il CBAM in sostanza è concepito come uno strumento comportamentale per spingere i Paesi terzi ad applicare un prezzo del carbonio anche nei propri mercati interni. Sembra che i governi turco e russo stiano già considerando l’applicazione di una tassa sul carbonio.
Viene osservato che il prezzo dei prodotti siderurgici salirà comunque a livello globale a causa dei costi della decarbonizzazione. Il CBAM favorirà questa crescita ma solo per assecondare il rispetto degli obiettivi climatici.
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Alessandra Sangoi
CEO